Nessuno è più bugiardo dell'uomo indignato

Da che mondo è mondo i giovani si sono inseriti nel mondo degli adulti che di volta in volta

hanno trovato davanti, non l’hanno mai scelto e di sicuro hanno trovato sempre molte difficoltà
e asperità, probabilmente più difficili e aspre di ora. Tuttavia per le solite magie di stampa e tv
e di un senso comune molto artefatto, pare che mai come adesso i giovani italiani abbiano avuto
a soffrire, mai siano stati così maltrattati e mai così privi di lavoro.
Tutto falso ovviamente, tutto inventato, tutto costruito dalle sapienti mani della MMF (mafia
mediatica falso-progressista), straordinari costruttori di coscienze, detentori del potere di
scandalo e di mobilitazione: chi non ricorda il fiato sospeso di una nazione intera per il
rapimento di quelle due gallinelle in Iraq anni fa, a fronte dell’indifferenza sui religiosi
ammazzati in ogni dove, diciassette solo nel 2011?
Telefonini, tv al plasma, ristoranti, vacanze e weekend, concerti, stadio, occhiali griffati,
palestre, automobili e motociclette, i-pad, abiti buoni se non firmati, belle case, tutto sparisce
quando la mafia vuole. Quando invece serve, sia pure cinque minuti dopo, tutto il circo
mediatico ordina di piangere sul consumismo. E mandrie infinite di pecore piangono (e si
credono molto intelligenti).
Il lavoro poi, roba da matti. Tutta una nazione televisiva piange la mancanza di lavoro e il
precariato, ma io vedo coi miei occhi il contrario e parlo da una provincia non della grassa
padana, vedo operai e molti artigiani arabi, asiatici o slavi, non solo nei cantieri edili, ma
dappertutto ci sia da lavorare: in questi giorni in centro hanno montato oltre cento stands per
la grande kermesse del cioccolato, ci hanno messo una settimana buona, penso almeno una
trentina di imprese, un trecento addetti tutti solerti e preparati, ho faticato moltissimo a udirvi
in mezzo la dolce lingua ove il sì risuona (cioè l’italiano). E penso proprio che per la maggior
parte siano in regola, con l’aria che tira non credo si mettano a girare così scopertamente
lavoranti e imprese in nero.
Ma tutto ciò non conta. Mani straordinarie e sapienti di manipolazione e plagio di massa,
convincono anche i muri che il lavoro manchi e che i nostri giovani disoccupati fanno benissimo
a protestare e (passata la prima settimana dai disordini) fanno bene pure a menare le mani.
Diaboliche manipolazioni delle coscienze. Solo una forza satanica può rovesciare così
scopertamente la verità, offendere così impunemente la ragione, trascinare in queste colossali
menzogne perfino stuoli di religiosi e fior di stampa cattolica: solo satana in persona può così
sfacciatamente indurre ad ignorare la realtà e convincere ad appuntare lo sguardo rabbioso su
nemici tanto impalpabili e generici quanto improbabili: gli oligarchi, loro, le banche, il
capitalismo, la borsa, il consumismo, la speculazione finanziaria, gli americani, i cinesi... Nemici
comodi e lontani, comodi perché lontani.
Sbaglio o i soldi che le banche manovrano sono quelli che ci mettiamo noi? Che forse se li
stampano di notte? Se non vi garba tirateli via, chi vi trattiene?
La borsa? Ma non siete voi tutti che ci mettere dentro i vostri quattrini e aspettate come il
messia che renda uova d’oro?
Io poi non ho nulla contro le banche, sto molto attento a che non mi freghino, ma devo fargli un
monumento: senza mutui e finanziamenti vari mai avrei potuto comprare vent’anni fa la casa
dove sono cresciuti i miei figli, non avrei neanche l’automobile, mai avrei restaurato –
recentemente- la grande casa degli avi.
Servono nemici lontani e impalpabili, concettuali, se no –se ti avvicini e tu potessi toccarli- tutto
crolla. Cari indignati, siete bugiardi del tutto, perché sapete benissimo tutto, cioè che la causa
della cosiddetta crisi siamo noi tutti (quasi tutti, comunque moltissimi, milioni di persone e
famiglie), non già pochi o pochissimi. Ma quel che vi preme è altro: mentre tutti guardano alla
luna del vostro latrare, che possiate sfilare il portafoglio a chi lavora sul serio.
* * *
Delle devastazioni di Roma quel che più offende è la constatazione di essere rimasti al luglio
2001, al ’77, al ’68, al mito persistente della rivoluzione contro il capitalismo, comunque di una
rivoluzione che finalmente abbatta il male e instauri il bene, certo che sì. Non si impara niente e
in questo niente continuano a prosperare eserciti di ciarlatani. Che miseria morale, che babele!
E fa venire il vomito sentire le condanne delle devastazioni da chi da decenni propala falsi
storici, falsi sociologici e falsi antropologici da tutti i pulpiti istituzionali (partiti, università, rai,
ahinoi molte chiese), che hanno finito per allevare un’intera generazione di laureati ignoranti e
disadattati ma ormai feroci, ormai irrimediabilmente alieni dalla realtà effettuale che move il
mondo le persone e le stelle. Laureati in psicologia, scienza della formazione, scienze politiche…
mai la parola scienza fu tanto oscurata.
Insonni e rantolosi preparano il morto e quando arriva si stracciano le vesti. Preparano il
morto e quando arriva tutto è pronto per dare la colpa agli altri, al capitalismo cinico e baro,
alle destre, ai complotti.
La lettera spedita a Napolitano dagli indignati italiani tre giorni prima delle devastazioni
romane (riportata per esteso in fondo a questo articolo, arricchita di commento puntuale) è ad
un tempo l’atto di nascita del movimento e la sua condanna a morte: un campionario perfetto
del delirio, dell’ignoranza, della crisi interiore della nostra civiltà. Vi si leggono perle di tal
fatta:
- il pareggio di bilancio è male
- bisogna rifiutarsi di pagare il debito
- tassazione delle rendite finanziarie, delle transazioni, dei patrimoni mobiliari e immobiliari.
E’ una vera guerra civile con la realtà, guerra civile contro chi la realtà del lavoro vero non può
eluderla perché privo dell’appoggio e delle garanzie dello Stato.
Non pagare il debito fin dall’origine umana è mancanza gravissima ma pure autolesionista:
ricorda l’assalto ai forni descritto dal Manzoni, per quel giorno gran baldoria di pane a volontà,
ma niente pane il giorno dopo e ancora dopo.
Perorare il debito è la fotografia di chi vive a sbafo: chissenefrega dei conti, dell’inflazione, dei
tracolli monetari, noi vogliamo campare bene e qualcuno deve provvedere.
Perorare altre tasse è delirio puro: anche i muri sanno che sviluppo lavoro e occupazione
possono migliorare solo diminuendo tasse e burocrazia. Lo capiscono anche i sassi.
La molla di tutto è che a questa massa enorme di viziati e ignoranti/laureati nulla è più estraneo
dello spirito di inIziativa, di sacrificio, del darsi da fare, di costruirsi un futuro con le proprie
mani, di partire dal perenne hic et nunc come fu sempre per ogni generazione. Piangono
precarietà come se precaria non fosse la condizione umana, come se precari più di tutti non
fossero imprenditori e dipendenti, professionisti e commercianti, artigiani, tutti esposti alla
competizione globale che potrebbe farli chiudere domattina. Piangono precarietà perché nel
cuore hanno l'idea di un posto fisso pagato dallo stato. Cioè ulteriore debito e ulteriore
stagnazione e povertà.
La misura della MMF è nell’ipocrita ma intoccabile distinzione tra i buoni manifestati e i pochi
violenti: ipocriti bugiardi infingardi e ciarlatani, chi semina idiozie non può che raccogliere
tempesta. Va bene il diritto a manifestare per tutti, anche i deficienti, ma non per questo è
legittimo cedere all’ipocrisia e alla bugia. A ciascuno il suo.
* * *
Ma tutto ciò sarebbe ben poca cosa se fosse relegato a un gruppo, a un ceto, a uno o due strati
sociali. Invece ghiaccia il sangue nelle vene vedere e udire eserciti di intellettuali, politici e
perfino banchieri civettare con le tesi e i soggetti del delirio. L’Italia è davvero messa male.
Non solo, sconvolge che nessun esponente politico del centro destra ha il coraggio civile di
richiamare senza paludamenti e paure le verità inaffondabili: il problema vero sono le uscite
non le entrate, il debito non viene da generiche speculazioni dei malvagi, ma da decenni di spesa
pubblica allegra e clientelare. Se abbiamo preteso e ottenuto assunzioni inutili a centinaia di
migliaia, stipendi pubblici più alti che in ogni dove, opere pubbliche dal costo doppio dei paesi
del nord Europa, forniture a prezzi doppi, consulenza pari al costo dei dipendenti pubblici,
energia a costo doppio, se insomma abbiamo mescolato nel benessere diffuso lavoro vero e
assistenzialismo, qualcuno dovrà pure ricordarlo. Dovrà qualcuno ricordare che il lavoro non si
crea per decreto (parlo del lavoro vero, quello che crea ricchezza, non quello che succhia la
ricchezza prodotta da altri), ma scaturisce nella capacità di offrire beni prodotti e servizi alla
portata degli acquirenti sparsi pel vasto mondo. Dovrà qualcuno ricordare che gonfiare posti
pubblici non indispensabili significa spremere di tasse l’economia reale e dunque sfinirla e
metterla fuori gioco, infine ucciderla, con crollo dell’occupazione e delle entrate fiscali.
Perché, mi chiedo indignato, nessun esponente di spicco del centro destra non dichiara papale
papale in prima serata, al tg dell’ora di cena, che le ricette degli indignati non sono altro che
tasse e ancora tasse? Perché non rompe il perverso incantesimo del buonismo televisivo dicendo
che le ricette degli indignati sono follie e delirio, in netto contrasto con qualsiasi indicazione
dell’Europa e dell’economia mondiale, ma sono frutto evidente delle pretese tipiche di una
generazione cresciuta nella bambagia e che con molto egoismo pretende nella bambagia di
rimanere anche da grandi? Perché Napolitano non respinge quella lettera, peroratrice di
massima illegalità, non pagare il debito? Perché nessun politico di primo piano sghignazza
all’ora di cena dicendo quel che solo alcuni giornalisti di nicchia osano scrivere: gli indignati
scambiano per diritto naturale le fortuite circostanze storiche che dal dopoguerra -per la prima
volta nella nostra storia plurimillenaria- hanno prodotto benessere di massa. Ma che potrebbe
benissimo non durare, se troppi pretendono stipendi senza vero lavoro. Se in troppi pretendono
di rimanere fuori delle leggi immutabili del mondo: che il denaro abbonda o scarseggia dove
sussiste o non sussiste incontro tra offerta e domanda, che nessuno regala niente a nessuno, se
vuoi denaro e lavoro li devi saper creare, se pretendi che sia lo Stato a garantirti lavoro e soldi
significa che vuoi sfruttare il lavoro di qualcun altro, che il massimo il buono e il giusto che lo
Stato può e deve fare non è certo creare esso stesso posti di lavoro, bensì fare di tutto affinché
nella società civile nascano il più possibile impresa e lavoro vero, mediante sicurezza, certezza
del diritto, infrastrutture, servizi efficienti.
Perché nessuno parla così? Non sa che guadagnerebbe una montagna di voti, non di meno da
elettori popolari di sinistra?
* * *
E’ una guerra contro la realtà, dicevamo, contro il lavoro di chi lavora sul serio, contro i
lavoratori dipendenti, gli artigiani, gli imprenditori, i liberi professionisti. Ma è guerra
dall’esito già scritto: gli indignati e i parassiti otterranno -chiunque governi- altre centinaia di
migliaia di posti di “lavoro” nel pubblico impiego, nelle ridicole università, perfino nella polizia,
nella pletora di enti locali che costituiscono la gabbia e l’oppressione fiscale e burocratica del
lavoro italiano, che uccidono nelle cento province la millenaria propensione popolare al lavoro.
Le bombe e gli assalti alle banche, ai negozi, alle auto di lusso raggiungeranno il loro scopo. E'
una vera vergogna, è una caporetto della verità, del buon senso, della ragione. E’ il
rovesciamento per antonomasia: se proprio si dovesse assaltare qualcuno e qualcosa, non certo
le banche e le auto di lusso, bensì i ministeri e le regioni, brodo di coltura infernale della tabe
fiscale e burocratica, in eterna ebollizione. Lì a dire il vero ci farei anch’io una capatina a tirare
una molotov.
* * *
La colpa di tutto ciò naturalmente è di Berlusconi, e non scherzo. Perché nonostante molti inviti
che da subito gli vennero rivolti da più parti e in molte occasioni, egli del tutto inspiegabilmente
s’è sempre rifiutato di approntare e fare la battaglia più grande e più bella, l’unica decisiva, la
battaglia della cultura e delle parole, senza di che nessuna riforma e nessun miglioramento della
febbre italiana sarà mai possibile. Del tutto inspiegabilmente. Sicché ancora oggi ci ritroviamo
come nel 2001, come nel ’77, in questa carnevalata di 68 che non finisce mai, e in tv imperterrite
imperversano parole sceme e mafiose: beni comuni, notav, costituzione, noglobal, diritti senza
doveri, cambiare dal basso, mobilitazioni giovanili e studentesche e via scantonando.
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QUESTA E’ LA LETTERA SPEDITA A NAPOLITANO DAGLI INDIGNADOS ITALIANI
(facilmente reperibile in internet. In STAMPATELLO BLU i miei commenti)
Caro Presidente Napolitano,
in Italia non si fa altro che parlare di giovani. La questione è semplice: c’è una generazione
esclusa dai diritti URCA E QUALI MAI? e dal benessere NON MI PARE TANTO: QUESTA
GENERAZIONE DI TRENTENNI E’ MOLTO PIU’ BENESTANTE DI TRENT’ANNI FA,
che oggi campa grazie al welfare familiare QUESTO E’ VERO, e sulla quale si sta scaricando
tutto il peso della crisi QUESTA E’ UNA COGLIONERIA: LA CRISI SI STA SCARICANDO
SOPRATTUTTO SUL MONDO DELL’IMPRESA E DEL LAVORO AUTONOMO. La
questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati (i genitori) DIPENDE, CI
FURONO ANCHE LE PENSIONI BABY, CI SONO PRIVILEGI IN MOLTI CAMPI CHE
SAREBBE BENE ELIMINARE ANCHE SE QUALCUNO LI CHIAMA DIRITTI, ma
riconoscendoli MA CHE VUOI RICONOSCERE, TE LI DEVI GUADAGNARE COME SE LI
GUADAGNARONO I GENITORI a chi non li ha (i figli) e per far questo ci vogliono risorse
APPUNTO, CERCA DI GUADAGNARTELE SENZA PRETENDERE DALLO STATO,
CIOE’ DA ALTRI.
Ora ci chiediamo, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche per le
giovani generazioni prendendo sul serio le lettere estive di Trichet e Draghi? GUARDA UN
PO’, E CHI DOVREMMO PRENDERE SUL SERIO, TONI NEGRI? LA ROSI BINDI? Come
è possibile farlo se il pareggio di bilancio diventa regola aurea URCA, DA QUANDO E’ UN
CRIMINE RIUSCIRE A FARE PAREGGIO DI BILANCIO? MAGARI!
SIGNIFICHEREBBE NON INDEBITARSI, NON ESPORSI A CRISI MONETARIE,
SIGNIFICHEREBBE GODERE DI STABILITA’ E FORSE RIDUZIONE FISCALE, da
inserire nella Costituzione di cui Lei è garante? CHE IDEA AVRANNO DELLA
COSTITUZIONE? L’AVRANNO MAI LETTA? DOVE VI TROVERANNO MAI UN
APPIGLIO PER DIRE CHE IL PAREGGIO DI BILANCIO E’ DA RIFUGGIRE COME LA
PESTE?
Caro Presidente, garantire e difendere la Costituzione oggi vuol dire rifiutarsi di pagare il
debito URCA, VERA EDUCAZIONE ALLA LEGALITA’ NON C’E’ CHE DIRE, così come
consigliano diversi premi Nobel per l’Economia URCA, E CHI SARANNO MAI? I NOMI,
DITE I NOMI DI TALI CERVELLONI, CHE CI FACCIAMO QUATTRO RISATE; vuol dire
partire dai 27 milioni di italiani che hanno votato ai referendum GRAN PROVA DI PLAGIO
MEDIATICO: CREDONO DI AVER VOTATO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE
DELL’ACQUA E LE AZIENDE DELL’ACQUA SONO DA VENT’ANNI SOCIETA’ PER
AZIONI, CIOè LA QUINTESSENZA DEL CAPITALISMO! ; vuol dire partire dalle
mobilitazioni giovanili e studentesche MA CHE STAI A Dì che da anni, inascoltate e respinte
POVERINE , hanno preteso di cambiare dal basso MA CHEVVORDì la scuola e l’università,
chiedendo risorse e democrazia DEMOCRAZIA E’ CHE QUANDO PERDI STAI IN SANTA
PACE ALL’OPPOSIZIONE CINQUE ANNI; vuol dire partire dalla domanda diffusa nel
Paese di un nuovo sistema di garanzie FIDEIUSSIONI?, che tenga conto delle differenze
generazionali, ma che non metta le generazioni l’una contro l’altra BRAVO, VERA POESIA:
così si tiene unita l’Italia! PAPAZUM
Sarebbe un atto di giustizia fare in modo che la crisi la paghino coloro che l’hanno prodotta
L’HANNO PRODOTTA IL CLIENTELISMO E IL PARASSITISMO DI MASSA, CIOEè
ANCHE TU E LA TUA MAMMA: con una tassazione delle rendite finanziarie I NOSTRI
RISPARMI? , delle transazioni ANCHE IL PRELIEVO AL BANCOMAT?, dei patrimoni
mobiliari e immobiliari CASA MIA NON LA TOCCHI SENN0’ TI SPARO. MOBILIARI
POI? CAZZO, ANCHE IL LETTO MI PORTI VIA? Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il
disastro del ventennio berlusconiano e della Seconda Repubblica, di costruirne una terza di
Repubblica DAI FACCIAMO UN IMPERO, fondata sui beni comuni SE NON L’ACQUA, IL
VINO? e non sugli interessi privati IO SONO UN PRIVATO E VOGLIO FARE
ASSOLUTISSIMAMENTE IL MIO INTERESSE SENNO’ TI SPARO. La invitiamo a
riflettere, perché questa generazione tradita DALLA BAMBAGIA non si arrenderà, ma da
Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa E GIOCARE CON LE BOLLICINE DELLA
COCA COLA.
Luigi Arch. Fressoia


tratto da
Perugia-Italia
PERIODICO DI INFORMAZIONE CITTADINA E DELL’UMBRIA
Direttore, Amministratore, Editore, Redattore, Postino e addetto alle Pulizie: Luigi Fressoia.
Direzione, Redazione, Amministrazione, via del Castellano, 7 -06121 Perugia
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