Tecnici delle ferrovie e imprenditori parlano di come truccare gli appalti: la tangente è il "biscotto", il profitto illecito è il "carusiello" La tangente era "il biscotto". Il profitto illecito era il "carusiello", o salvadanaio. Nel giro dei fornitori delle Ferrovie si era sviluppato un fantasioso vocabolario, portato alla luce dalle intercettazioni della polizia. L'inchiesta della procura di Firenze sulle gare di appalto truccate per le forniture ferroviarie parte dalla denuncia di un imprenditore del settore, Walter Pretelli, che nel marzo 2010 rivelò come funzionavano le segrete cose nel palazzo di viale Lavagnini a Firenze, "il centro del potere tecnico delle Ferrovie dello Stato" (la citazione è dal libro "Fuori Orario" di Claudio Gatti - Edizione Chiarelettere) che è stato allegato agli atti dell'inchiesta. In particolare Pretelli accusò Tiberio Casali, addetto alla Direzione logistica industriale di Firenze di Trenitalia. Un giorno - ha raccontato agli inquirenti - Casali gli fissò un incontro in un bar in piazza della Libertà, a pochi passi dal centro storico del capoluogo toscano e qui gli spiegò "che prendeva il 3% su ogni gara"e che da lui "avrebbe preso il 2,5% a titolo di cortesia". La replica del Gruppo Fs Un altro imprenditore, Raffaele Colombrino, aveva descritto già nel 2008 una serie di anomalie da lui osservate in alcune gare bandite da Trenitalia. In particolare nei bandi venivano richiesti termini ristrettissimi per la consegna dei materiali, per cui solo le ditte che avevano già il materiale pronto in magazzino potevano rispettarli. Come fosse possibile, lo ha dimostrato l'inchiesta, documentando numerosissimi incontri riservati fra funzionari della Direzione logistica industriale, della Direzione tecnica e della Direzione acquisti con imprenditori "più uguali degli altri", che, secondo le accuse, venivano informati delle gare ben prima che fossero pubblicati i bandi. In uno di questi incontri, avvenuto in un bar di Bologna nell'agosto 2010, la polizia ha filmato di nascosto il sospetto passaggio di una busta dalla borsa dell'imprenditore in quella del funzionario delle Ferrovie. In una intercettazione fra due tecnici di Trenitalia, uno informa l'altro che sta andando a cena con "quelli che gestiscono i motori, perché devo incassa'". Il collega lo mette in guardia, ricordandogli che un altro dipendente Fs si era fatto 16 mesi con la condizionale. Evidentemente, però, le condanne non sono un gran deterrente, perché in un'altra conversazione uno dei due funzionari si confrontano sui metodi di incasso delle mazzette. Il primo spiega: "Io sono una escort, più mi paghi e più te ne faccio, più mi paghi e la prestazione è maggiore". E l'altro ribatte: "No, io faccio una tantum: tu dare denaro vedere cammello; pagare di più cammello anche camminare; appena non dare più denaro cammello smette di camminare... si ferma e aspetta l'acqua". Dalle indagini emergono anche spunti inquietanti sulla "cannibalizzazione"dei pezzi di ricambio. Ci sono imprenditori che fra loro discutono come prelevare pezzi da un motore per utilizzarli nella riparazione di un altro, camuffando il furto con una nuova verniciatura del motore "cannibalizzato. "Come fanno tutti", dice uno di loro. Le intercettazioni sono del 2010, un anno dopo la strage ferroviaria di Viareggio, la cui causa prima era stata la rottura di un asse ferroviario sul quale erano stati presumibilmente eseguiti solo controlli superficiali. Eppure gli imprenditori intercettati discutono tranquillamente anche di cannibalizzare pezzi destinati alle revisioni, ai controlli non distruttivi degli assi e al cambio dei cuscinetti.
Da http://firenze.repubblica.it/cronaca/2011/10/04/news/se_non_dai_pi_denaro_il_cammello_si_ferma-22663209/
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