Fossi un moderato (e non già un libertario) e fossi convinto che questo sistema politico va riformulato in termini più o meno populisti, secondo gli schemi del fondatore del Movimento 5 Stelle, certamente non avrei scritto allo stesso modo l’articolo che è uscito oggi su “il Giornale”. Forse avrei pensato che se da un lato lo Stato può prendere la ricchezza altrui, a sua volta la gente – in talune circostanze – può perfino sparare nel mucchio, se questo può servire ad attenuare l’oppressione. Ma ai miei occhi lo Stato non ha alcuna legittimazione, e proprio per questo sono persuaso che chi veramente auspica la fine del sistema politico attuale (basato su sovranità, tassazione, coercizione, legislazione ecc.) non possa confondersi con chi non ha mai protestato una sola volta contro la spesa pubblica e contro la tassazione, e ora chiede “comprensione” per le gesta di gruppi violenti che spediscono pacchi esplosivi in forma anonima. No: la battaglia per la libertà è in primo luogo una battaglia per il diritto. E quindi ci si deve impegnare a smantellare Equitalia senza torcere un capello a nessuno, grazie alla sola forza delle idee e della persuasione.
L’Unione sovietica – che era un po’ più potente del dottor Befera – è crollata su stessa perché i suoi sudditi hanno perso ogni fiducia nel regime. Dobbiamo fare il possibile perché quel medesimo processo abbia luogo anche da noi. Dobbiamo spiegare che Equitalia va chiusa non già per i suoi abusi, ma perché è un abuso in sé il fatto stesso che il ceto politico-burocratico pretenda di disporre dei soldi di chi produce ricchezza con il proprio lavoro. Al di là della patologia, è inaccettabile la fisiologia stessa di un meccanismo che in ogni momento poggia su logiche parassitarie.
La rapina di Stato è ingiustificata: e ancor più lo è la violenza di chi colpisce alla cieca. La società libera a venire non nascerà dal terrorismo (che ha sempre rafforzato il Potere), ma dal fatto che l’altro e la sua dignità c’impongono di rifiutare ogni compromesso con il cinismo dei politici al potere e di quanti vorrebbero prenderne il posto.
In Facebook, più di un amico ha sottolineato un fatto cruciale: e cioè che se da libertari consideriamo gli uomini quali esseri liberi e responsabili, non possiamo certo considerarli del tutto innocenti se partecipano a una realtà oggettivamente aggressiva quale è lo Stato. E in effetti è significativo che un libertario non cerchi occupazione in Equitalia né aspiri a diventare ufficiale della guardia di finanza.
Nel mio articolo, invece, si distingue con nettezza tra l’ingiustizia del “sistema” (nella sua impersonalità) e la sostanziale innocenza delle pedine (i troppi “pubblicani”) che esso in vario modo utilizza. Ancora adesso, però, continuo a ritenere che non si possa avere comprensione verso gli autori delle violenze e che si debba evitare di esprimere un qualche giudizio anche solo vagamente positivo per chi colpisce un semplice dipendente di un’agenzia pubblica e mette a rischio anche la vita di altri.
Anche quanti sono convinti che quella libertaria sia la sola prospettiva moralmente difendibile, non possono ignorare che oggi ben pochi sono in grado di vedere le cose come stanno. La maggioranza delle persone è priva di cattive intenzioni e spesso ha un suo senso della moralità, ma egualmente non comprende come le tasse siano un furto. E quindi non ritiene che l’agire di Equitalia, tolti certi “eccessi”, sia intrinsecamente illegittimo. Per questo, anche al netto della superficialità furbesca di Grillo e della violenza cialtrona degli anarco-insurrezionalisti, se i libertari di tradizione liberale non riusciranno a declinare il loro radicalismo in modo da farne un pensiero che muove dal rispetto degli altri e delle loro idee (anche quando sono sbagliate), non andranno da nessuna parte.
Per questo motivo è necessario che si riconosca sempre più la realtà per quello che è. La “battaglia” dei libertari deve essere culturale, e solo culturale. Quanti credono nella libertà devono impegnarsi a cambiare le menti e i cuori e – senza dubbio - devono fare tutto il possibile per riuscirci.
articolo di Carlo Lottieri tratto da http://goo.gl/mag/38dzX
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