ORA REPUBBLICA SI ACCORGE CHE GLI OGM NON FANNO MALE

(Il Giornale, 5 ottobre 2014)
Mi informano che Repubblica ha ospitato ieri un articolo della professoressa Elena
Cattaneo: «Vietare gli Ogm è un grave danno». Orpo, mi son detto, qui si sta facendo
la rivoluzione e nessuno m’ha informato. Repubblica, che per anni ha tediato i propri
lettori raccontando la rava e la fava della pericolosità dell’agricoltura Ogm, affidando
alla firma del povero Antonio Cianciullo le più improbabili affermazioni in tema di
questioni ambientali (dico ‘povero’ perché la competenza del giornalista sugli
argomenti in parola mi ha sempre lasciato il sospetto che egli scrivesse sotto qualche
costrizione), quella stessa Repubblica che per lustri ha cavalcato la religione
gastronomica dello slow-food e le paturnie verdi, senza lasciarsene sfuggire nessuna,
orbene essa da ieri ha lanciato un contrordine-compagni: vietare gli Ogm è dannoso.
Il tempo è galantuomo, ha ammonito chi mi ha informato dell’articolo della Cattaneo.
Staremo a vedere: se il tempo è galantuomo, allora arriveranno due altre dozzine di
contrordine-compagni.
La brava Cattaneo ha ragioni da vendere: l’agricoltura con Ogm è la più sicura che c’è
e quella biologica è la più rischiosa che c’è. Il perché di entrambe le affermazioni è
presto detto: i prodotti agricoli – tutti (con esclusione, forse, solo delle fragole di
bosco) – sono prodotti geneticamente modificati. E lo sono stati o con vari incroci, o
con la mutagenesi (indotta da agenti chimici, biologici o da radiazioni): entrambi
questi metodi operano modificazioni incontrollate, inconsapevoli, e su centinaia di
geni. La pasta di grano duro è ottenuta con la farina da un chicco, a sua volta ottenuto
da un altro per modificazione indotta da radiazioni. Come se avessero sparato con la
mitragliatrice contro i suoi geni: il caso ha voluto che il chicco figlio è migliore del
chicco padre. Le biotecnologie,invece, intervengono con un bisturi, solo su tre o
quattro geni, e in modo consapevole e controllato. E produrre un vegetale resistente
ad alcuni agenti che gli nuocciono, può significare migliorare la produzione o
risparmiare fitofarmaci. Nulla contro i fitofarmaci, sia chiaro: senza di essi il prodotto
è pessimo e il raccolto può andare perduto. Non a caso i vegetali cosiddetti biologici
che pretendono di non usare fitofarmaci sono di scadentissima qualità, come può
rendersi conto chiunque vada al mercato. Ma c’è di peggio: senza protezione esterna,
il vegetale può produrre da solo, per come può, le proprie difese naturali, che poi altro
non sono che composti chimici velenosi, mortali sì solo per i parassiti, ma non proprio
salutari per noi che del vegetale ci cibiamo.
Fossimo solo qualche anno fa, avremmo letto lenzuolate di interviste del Cianciullo a
tale Vandana Shiva, misterioso personaggio che si vanta di avere un master in fisica e
che, forte di questo, sdottora contro le biotecnologie vegetali. Pare che avrà lo stesso
posizione di primo piano all’Expo 2015, l’Esposizione internazionale sul tema della
nutrizione nel mondo. Chissà se quelli dell’Expo sono consapevoli che avere un
master in fisica significa essere un dottorato fallito: infatti la Shiva ha dovuto
abbandonare la fisica e ripiegare sulla filosofia, il cui legame con la biologia vegetale
ci è tanto oscuro non meno di quello con la fisica.
Franco Battaglia

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