Confessione di un evasore

dal blog di Oscar Giannino:


Abbiamo ricevuto il seguente post, regolarissimamente firmato da nome e cognome. La volontà dell’autore era anche di firmarlo senza problemi, gliel’abbiamo esplicitamente chiesto dopo averlo ricevuto e letto. Ma io personalmente, appurato che l’autore esiste davvero ed è un cittadino che è anche pronto a esporsi, non essendo su questo sito a differenza che su un giornale corresponsabile delle conseguenze alle quali andrebbe incontro vi dico che il nome lo casso. Faccia riflettere tutti, questa confessione di un evasore, perché i guai di cui parla ci riguardano tutti, schiavi come siamo ridotti se non reagiamo.                    Oscar Giannino 
Mi presento: sono un evasore ed ho 27 anni.
Per la verità non mi sento tale, ma so che chiunque potrebbe additarmi cosi: dalle ingenuità sulle tasse della mia start-up d’impresa, che adesso inzia ad ingranare, mi trovo a due anni di distanza a chiedermi come riuscire ad iniziare a pagarle, le tasse.
Importo prodotti provenienti da paesti Extra-UE, UE ed alcuni vengono invece realizzati qui.L’ho fatto per abbattere una politica di oligopolio che stava nascendo nel particolare settore dove opero.
Lo dico da subito: ho procastinato, rimandato il problema delle tasse fino ad oggi, facendolo divenire ora il mio incubo.
Aggiungo anche che sono un “college drop-out” (Scienze Politiche e Comunicazione) che a 20 anni ha mollato l’università (e se ne sta pentendo) per inseguire dei sogni che riteneva possibili. “Fare impresa come in USA”, mi dicevo.
Creare un’idea seria, che cambiasse le regole in Italia. O almeno iniziasse a cambiare qualcosa.
Dicevo, non so come e perchè pagare le tasse. Per due ragioni:
La prima, è che le situazioni accumulate in 2 anni a quanto pare non sono risolvibili dai commercialisti a cui mi sono rivolto, uno all’anno. Non solo, i commercialisti stessi “spaventati” dal mio modello di business fatto di Importazione e canali di distribuzioni alternative quali l’e-commerce, non vogliono nemmeno suggerirmi qualche aiuto per pagare un po’ meno di quel che dovrei (scusate la franchezza con cui lo dico). A loro volta rimandano la situazione del 2009 mentre anche quella del 2010 diventa sempre più oscura, perchè non vengo istruito su che fare.
A tutto ciò si accumula una tragica assenza di formazione, o meglio presenza di confusione. L’ottimo sito dell’agenzia delle entrate dà informazioni tramite manuali all’uso del fisco che poi non trovano riscontro con quello che i commercialisti dicono (a proposito: avete notato che oltre al manuale esiste anche il glossario dei termini del fisco? Manco si trattasse di un’altra lingua!).
La seconda, è più di concetto e forse meno giustificabile: cosa ha fatto il Sistema Italia (di cui lo Stato è solo una parte) per me? Da quando sono al mondo ho vissuto solo disagi e tradimenti: il Liceo che frequentavo è stato chiuso e tutti gli studenti sono stati trasferiti in blocco presso un altro istituto, solo per volontà politiche. Non ho mai trovato modo di esprimere le mie idee, né in università, né ai mezzi di informazione, ma ho avuto modo di osservare ogni giorno di più il decadimento. A partire dagli impietosi paragoni con le altre realtà europee (per esperienza posso dirvi che anche l’Irlanda è socialmente più sana e MORALE di noi), alla libertà di creare delle persone, alla libertà di vivere e di inventare dei giovani.
In Italia, un sistema bancario gerontocratico penalizza chiunque voglia fare impresa e non voglia giocarsi le garanzie della famiglia – tristemente l’unico incubatore aziendale presente nel “bel” paese – per avviare una qualsivoglia idea. In Italia vengo trattato male agli sportelli dello stato. In Italia per proporre innovazioni puoi solo avere santi in paradiso, altrimenti queste idee ti vengono rubate (su questo aneddoto, sarò ben disposto a spiegare con prove ad ogni interlocutore). In Italia, l’università non è un campus di idee. E’ un ambiente diviso in tre componenti: ragazzi che studiano per lavorare da impiegati o nell’impresa del papà, ragazzi che stanno in università come se fosse un grande asilo infantile pagato dai genitori, professori che non hanno meriti ma hanno cattedre e – peggio -  assistenti che assomigliano a clientes. In Italia “Svluppo Italia” è una società farlocca dove i telefoni suonano a vuoto. In Italia i fondi SME Europei NON ESISTONO ed il fantomatico ufficio a Roma non ha un recapito. In Italia, i miei coetanei che la vedono come me non si espongono perchè hanno troppo da perdere e sanno che lo perderanno se agiscono.
Non voglio fare di tutta l’erba un fascio: ho incontrato esempi positivi in università e fuori. Ed il sistema italia ha comunque il pregio di avermi fatto diventare cittadino europeo. Non ho barriere all’interno dell’Europa, la mia ragazza è di quel paese industrializzato che sta più a nord del nostro, viaggio molto e grazie all’Inglese (con una punta di orgoglio posso definirmi anche molto fluente in americano) l’Europa ha aperto i miei occhi su tutto ciò che è decadimento in Italia.
Però non è grazie a questo sistema, non è grazie alle sue tasse, non è grazie a questo Stato se il mio Americano è fluente, se ho avviato un’impresa con un seed capital minimo raccolto grazie ad un’illuminata associazione di imprenditori che valuta SOLO per merito, visto che non ci sono “i santi”.
Non è grazie a questo sistema se ho più competenze in due campi consulenziali diversi di quanto qualasiasi universitario mio coetaneo possa avere una volta laureato. Non è grazie a questo Paese se ho un introito personale che non mi qualifica dentro la “generazione mille” (di cui comunque ho fatto parte per due anni, vivendo il Disagio).
Per questo sistema, io sono un evasore. Mi sento un evasore e mi faccio male da solo. Se evado prima o poi la pagherò. Se non evado la pago comunque, perchè una start-up di due anni non sopravvive se si ravvede. Amo comunque il mio Paese, ma sempre più spesso lo vivo disincantato.
Sono l’ennesimo atto di j’accuse in cerca di risposte. E sono qualcosa di peggio di un evasore: sono un ingenuo.

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