Chiesa sacramento universale di salvezza

L'espressione "Chiesa sacramento universale di salvezza" si trova nella Lumen Gentium (n. 48) e viene ripresa nel Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 774). Essa significa che la Chiesa, in quanto Corpo Mistico di Cristo, è il segno e lo strumento attraverso cui Dio opera la salvezza nel mondo. Questo concetto non nega la necessità della Chiesa per la salvezza, ma la presenta come un mezzo che rende accessibile a tutti la Redenzione compiuta da Cristo.


Incontro interreligioso di Assisi

Il modo in cui questa idea è stata sviluppata nel periodo post-conciliare ha generato interpretazioni controverse. Alcuni hanno visto in essa una conferma della tradizionale dottrina dell’unicita della Chiesa, mentre altri hanno creduto che suggerisse una sorta di inclusione implicita di tutti gli uomini nella salvezza, anche senza una formale adesione alla Chiesa visibile.

Johannes Dörmann, nei suoi quattro volumi, sostiene che la teologia di Giovanni Paolo II, specialmente nel suo approccio all'ecumenismo e al dialogo interreligioso (come manifestato nell'incontro di Assisi del 1986), presenterebbe elementi di discontinuità rispetto alla tradizione cattolica preconciliare. Secondo Dörmann, il pontefice avrebbe adottato una visione influenzata dalla filosofia personalista e da una concezione dell'uomo che, a suo avviso, rischierebbe di compromettere alcuni dogmi tradizionali, come l'unicità della Chiesa Cattolica come unico mezzo di salvezza.

Tuttavia, la critica di Dörmann si inserisce in un contesto più ampio di dibattito post-conciliare. Alcuni gruppi, come la Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX), hanno spesso contestato il magistero di Giovanni Paolo II su questi punti, vedendo in esso un cedimento verso un relativismo religioso. D'altra parte, teologi fedeli al magistero ufficiale sostengono che Giovanni Paolo II abbia operato nel solco della dottrina cattolica, ma con uno stile pastorale nuovo, volto al dialogo senza compromettere la verità della fede.

La questione dell'ortodossia di Giovanni Paolo II è stata dibattuta da diversi studiosi, teologi e gruppi tradizionalisti, ma la Chiesa Cattolica non ha mai dichiarato eretico Giovanni Paolo II. Al contrario, lo ha canonizzato nel 2014, riconoscendolo ufficialmente come santo.

Gesù stesso dice:

  • "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv 14,6).

  • "Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16).

  • "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).

Questi passi confermano l’assoluta centralità di Cristo e il dovere della missione evangelizzatrice della Chiesa. Alla luce di questo, se la teologia post-conciliare porta a minimizzare la necessità della Chiesa e della conversione, si rischia di tradire il mandato di Cristo.

Per questo, documenti come Dominus Iesus (redatto sotto la guida di Ratzinger) servono a rimettere ordine, ribadendo che:

  • Cristo è l’unico Salvatore, e nessuna religione può essere paragonata al cristianesimo.

  • La Chiesa è necessaria per la salvezza, anche se Dio può operare in modi misteriosi al di fuori di essa.

  • Il dialogo interreligioso non deve mai essere confuso con un relativismo che metta tutte le religioni sullo stesso piano.

Joseph Ratzinger, prima come teologo e poi come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha cercato di chiarire questo punto. Nel documento Dominus Iesus (2000), ha ribadito con forza che Cristo è l’unico Salvatore universale e che la Chiesa Cattolica è l'unico luogo in cui la pienezza dei mezzi di salvezza è garantita. Ha sottolineato che, sebbene Dio possa operare la salvezza anche fuori dai confini visibili della Chiesa, questo non significa che tutte le religioni siano uguali o che la loro verità sia equivalente a quella della Rivelazione cristiana.

Nel Rapporto sulla fede (1985), Ratzinger denunciava il rischio di una lettura distorta della teologia conciliare, dove l'enfasi sull’apertura al mondo aveva portato alcuni a minimizzare la centralità di Cristo e della Chiesa. Egli riconosceva che alcuni testi del Concilio, pur essendo ortodossi, erano esposti a interpretazioni ambigue che potevano condurre a una visione relativistica.

Quando Benedetto XVI parlava di "dittatura del relativismo", si riferiva proprio a questa tendenza a considerare tutte le religioni come uguali e a negare che esista una Verità oggettiva. Nel suo famoso discorso alla vigilia del conclave del 2005, disse:

"Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le proprie voglie."

La dottrina tradizionale afferma che Extra Ecclesiam nulla salus, ovvero "fuori dalla Chiesa non c'è salvezza". Questo non significa che chi non è battezzato sia automaticamente dannato, ma che ogni salvezza avviene sempre per Cristo e attraverso la Chiesa, anche quando questo non è visibilmente riconosciuto dal soggetto.

Il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, n. 16) ha insegnato che anche coloro che, senza colpa, non conoscono Cristo o la Chiesa possono essere salvati, se seguono la loro coscienza e cercano sinceramente la verità. Questo perché, in un certo senso misterioso, anche costoro potrebbero essere uniti a Cristo, pur senza esserne consapevoli.

San Paolo avverte con chiarezza:

  • "Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni" (1 Cor 10,21), rifiutando ogni comunanza con culti idolatrici.

  • "Se qualcuno vi annuncia un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema!" (Gal 1,8-9).

La salvezza viene solo da Cristo e dalla Chiesa, ma Dio può operare anche al di fuori della struttura visibile della Chiesa, in modi misteriosi che noi non possiamo comprendere del tutto. Tuttavia, questo non significa che tutte le religioni siano uguali o che si possa pregare indifferentemente in qualsiasi culto.

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