I dati aperti nella normativa italiana: dalle leggi regionali ad una prospet...

La diffusione del concetto di 'dato aperto' (open data, secondo la più conosciuta terminologia anglosassone), ossia di quell'insieme di cellule informative (dati), liberamente accessibili, utilizzabili e riutilizzabili, senza restrizione alcuna derivante da diritti di privativa individuale – copyright e brevetti in primis – porta con sé alcune questioni imprescindibili, con le quali l'operatore che voglia approcciarne le problematiche si troverà necessariamente a contatto.
Tra esse, sicuramente l'esistenza di alcuni vincoli di carattere normativo, e l'inesistenza, al momento, di una legislazione uniforme, che possa fungere da base per la loro diffusione.
La possibilità di aprire i dati, infatti, non incontra soltanto gli ovvi – ma non ancora superati – limiti dati dal formato scelto e della licenza applicata – elementi, sopratutto il secondo, su cui spesso si sorvola, probabilmente anche a causa della scarsa conoscenza sul tema, che non consente di focalizzare l'attenzione sui vincoli che un dato privo di licenza continua ad avere (e che saranno oggetto di analisi in un successivo commento) – ma, anche, dell'esistenza di norme che possono entrare in conflitto con il concetto stesso di 'diffusione' erga omnes collegato al principio dei dati aperti.

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fonte Morena Ragone 

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